“Niente truppe al fronte, ma l’Italia è disponibile a sminare l’Ucraina”: l’ipotesi di Palazzo Chigi


Nessuna partecipazione all’invio di truppe al fronte in Ucraina, ma un contributo per aiutare a sminare Kiev una volta raggiunta la tregua. È questa l’ipotesi, riportata da Repubblica, che Palazzo Chigi avrebbe messo sul piatto per aiutare il Paese da oltre tre anni sotto attacco della Russia: negli ultimi giorni – e in particolare nel corso delle riunioni riservate ai consiglieri per la sicurezza nazionali (Nsa), alle Difese e agli Stati maggiori dei paesi alleati – il governo ne ha parlato agli alleati, chiarendo la disponibilità “a schierare i professionisti della marina e dell’esercito per le obbligate operazioni di sminamento delle acque e dei territori ucraini”. L’Italia è infatti in grado di schierare navi caccia-mine e fregate di supporto per “ripulire” le acque, una competenza dell’esercito che può essere applicata anche ai territori minati.
A parlare di questa disponibilità, che tuttavia al momento resta soltanto teorica visto lo stallo nel processo di pace, anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: ha sottolineato che del tema si è parlato anche nel corso della riunione del G7 degli esteri dedicato all’Ucraina. “Si stanno facendo dei passi in avanti anche nella proposta italiana di avere una garanzia modello art.5 della Nato, con la presenza americana. Noi non siamo per inviare truppe ma potremmo dare un contributo importante vista la grande esperienza che abbiamo per lo sminamento sia marittimo che terrestre. Poi si vedrà come andranno le cose. Si sono fatti dei passi in avanti anche dal punto di vista del coordinamento su questo tipo di ipotesi”, ha dichiarato in conferenza stampa al Meeting di Rimini al termine della riunione del G7, dando così un segnale cruciale di collaborazione con gli alleati, inclusa Parigi, dopo le polemiche degli ultimi giorni.
La proposta di aiutare allo sminamento dell’Ucraina era stata avanzata anche dall’ex premier Draghi nel giugno del 2022 – dunque a quattro mesi dall’inizio della guerra – che dichiarò la disponibilità della marina italiana a sminare le rotte per i cargo di grano lungo il Mar Nero. In questo caso però l’impiego delle forze armate italiane – sarebbe ben più ampio: dopo oltre tre anni di conflitto, nota Repubblica, “se si considerano le mine anti-carro, anti-uomo e gli ordigni inesplosi, viene stimato che il 30% del Paese vada sottoposto a una bonifica. Serviranno almeno cinquemila uomini (inviati da diversi governi amici) — ipotizzano gli ucraini — e un impegno lungo decenni”. E sempre dopo la tregua, l’aeronautica italiana – spiegano sempre al quotidiano fonti qualificate – è disposta insieme agli 007 alle operazioni per il controllo dello spazio aereo ucraino, le cosiddette operazioni di “air policing”. Un modo per garantire ulteriore sicurezza a Kiev, visto lo squilibrio esistente in questo ambito con Mosca.
Il Fatto Quotidiano